Il Puzzle: impressioni sul processo creativo

Frammenti di un viaggio

Sono qui, seduta davanti a pezzetti e pezzetti di un puzzle la cui immagine fatica a trasparire. Allora li muovo, li giro, li assemblo, li sposto, poi smonto e da capo. I materiali fino a qui raccolti attraverso gli incontri con la comunità sono infiniti: immagini, fotografie, disegni, canzoni, suoni, ricordi. Tradotti in azioni, racconti e danze, adesso invocano rimandi e connessioni, cercano la propria collocazione all’interno di quello che sta piano piano prendendo la forma di un canovaccio, dell'opera collettiva che chiuderà questo

lungo percorso con l'evento finale del progetto.


Il meraviglioso spazio che ci ospita ormai ha assunto le geografie delle nostre azioni, delle nostre abitudini, del nostro essere. L’ex convento, stratificazione su stratificazione, tratterrà anche le nostre impronte, il solco del nostro passaggio, della nostra esperienza. 


Lì, al centro del chiostro, alla destra del pozzo, guardandolo dall’entrata, ecco che se chiudo gli occhi posso tornare a sentire la voce autentica di Valentino intonare

l’inno di Sant’Antonio e le voci timide di chi, piano piano, lo segue nel canto. Ma subito tra questi suoni si fa spazio una melodia straniera che gioca con il riverbero delle volte e delle insenature dell'antica materia. Se poi resto in ascolto, riesco a sentire il profumo delle ferratelle che si stanno cuocendo sotto il portico e, tutto intorno, il rumore di piedi sparsi e disordinati che un pò alla volta si fanno più vicini e stretti, in un punto preciso, vanno all'unisono e poi diventano danza. 


Sono lì a girare quando, dalla stanza grande, sfugge l’eco delle prime storie regalate, mescolate, scomposte e mi viene da sorridere ripensando ad un cavolo grande visto girare, di mano in mano, in un cerchio, e darci ispirazione. Quel cavolo passo dopo passo diventava importante come la storia che andava crescendo, un po' alla volta, grazie alle mani di ognuno, e diventava la storia di tutti, una storia comune. Ora è una favola e sta prendendo forma: gesti, suoni, parole dette piano o forte, pronunciate all’unisono o da poche persone.


Così è stato fin qui l'andamento di questo viaggio, mai lineare e senza accorgercene stavamo costruendo una lingua comune, un immaginario in cui abbandonarci, riconoscerci e volare.


E siamo tornati al puzzle. Ecco, ora sono con tutti i tasselli davanti e ancora monto, sposto, smonto. Sta emergendo un senso più alto dove ogni pezzetto lentamente trova il suo posto. L'immagine finale assume contorni sempre più definiti e lo spettacolo inizia a non sembrare più un miraggio e questo, nel gruppo, rinnova l'entusiasmo.

Ma nulla ancora è fermo o fisso perché quello che abbiamo oggi è un canovaccio vivo destinato a mutare e ancora mutare, prima tra le mani dei ragazzi e delle ragazze che ci raggiungeranno in residenza e un'ultima volta quando vedremo gli spettatori mescolarsi e confondersi con noi nel chiostro.


Testo di Valentina Nibid

Foto copertina di Francesco Paolucci

Il Puzzle: impressioni sul processo creativo
Conventus, Comunicazione 25 giugno 2024
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